Per la festa della Repubblica del 2 giugno 2025, proponiamo la lettura del contributo del dott. Roberto Tirelli dedicato a “PAI NETRIS FOGOLÂRS” – poesia friulana della resistenza di Dino Virgili.
Quest’anno Dino Virgili avrebbe compiuto cent’anni, ma dal 1983 ci manca con la sua voce di poeta e letterato, frutto di una gioventù pienamente vissuta in un Friuli che scopriva la sua identità e, nello stesso tempo, la libertà. Tanti anni sono passati, purtroppo perché il ricordo sia oggi condiviso dalle nuove generazioni e dai nuovi abitanti di questa terra da lui tanto amata.
Se capita di citarlo, infatti, in molti si chiedono chi mai sia e che cosa abbia fatto e in quale tempo sia vissuto. La memoria, infatti, è più che mai labile soprattutto per un uomo che l’ha esercitata e valorizzata come fonte del suo vivere e del suo scrivere.
Memoria che per Virgili non è nostalgia, ma stimolo alla creatività, ad elaborare la storia ai fini di comprenderne il significato più profondo nei suoi aspetti positivi come in quelli negativi, perché l’umanità ha sempre qualcosa da rendere. Per questo il mite letterato Dino Virgili si è interessato ad una delle pagine più brutte della guerra da lui vissuta: la caserma Piave di Palmanova, luogo di tortura e di morte.
I buoni sentimenti non sono tali se si tengono gli occhi chiusi di fronte al dramma delle persone. La poesia o la prosa in lingua materna risponderebbero ad una falsa immagine se non cogliessero anche le grida di chi s’è sacrificato per la libertà di tutti.
In questo modo “l’acqua” di Risultive, la corrente poetica, ancor più dimenticata, ha saputo mantenersi limpida e non pochi fra i suoi aderenti hanno partecipato alla guerra di Liberazione e lì hanno trovato lo slancio per esprimersi in un friulano liberato dall’accademismo di regime.
Virgili ha aperto una parentesi nella sua vicenda di scrittore con una presa di coscienza che la breve stagione degli entusiasmi e della lotta, ha avuto degli aspetti di brutalità che non si superano tacendo, ma rendendoli presenti.
Ugualmente il suo impegno politico e sociale ha fatto crescere un gruppo di amici, quelli di Risultive, e quelli che passavano ore spensierate nelle osterie udinesi ed in ospitali cantine, a condividere utopie per l’Italia che stava cambiando.
Il percorso letterario di Dino Virgili non si discosta da quello civile, non è indifferente osservatore di quel progresso che ha fatto uscire il Friuli dalle sue tante povertà. Del resto la poesia è sempre un impegno civile perché i poeti esprimono l’anima di un popolo. E un popolo libero sa riconoscere i veri poeti, ma quando sa quanto vale la libertà e quanto è costato conquistarla.
La comunicazione clandestina è stata un mezzo fondamentale nella guerra di liberazione in Friuli per motivare ed informare i combattenti delle formazioni partigiane.
I fogli circolavano ovunque a rischio e pericolo di chi li diffondeva. In essi non vi erano soltanto tematiche legate in modo diretto o indiretto alle contingenze belliche, ma l’opportunità di avere a disposizione un foglio in cui si potesse esprimere liberamente il proprio pensiero è talmente forte che vi appaiono anche “pezzi” di prosa letteraria e di poesia. E’ particolarmente il caso di “Pai nestris fogolârs”, voce dell’Osoppo Friuli non a caso diretto da un poeta come Giso Fior (nome di battaglia Mion) e su di esso si esercitano in forma anonima o mascherata da uno pseudonimo.
Dal punto di vista creativo sono stati mesi fecondi per le riflessioni che ne sono nate e per la qualità delle proposte. Ad esempio Dick Della Pozza, poeta di buono se non ottimo livello vi scrive così come altre giovani promesse del dopoguerra. Da queste pubblicazioni che gli giungono dagli amici già attivi nella resistenza il giovane Dino Virgili attinge la passione per comporre versi e frasi che troveranno poi consistenza nel suo personale cammino letterario e particolarmente nell’esperienza breve ed entusiasmante di “Risultive”.
Per non lasciar disperdere quel patrimonio all’indomani della guerra con la collaborazione dell’ Osoppo raccoglierà quelle memorabili espressioni artistiche affinché abbiano a servire alla pari di altri scritti alla rinascita culturale del Friuli. Anche questo “Pai nestris fogolârs”.
Roberto Tirelli
“PAI NESTRIS FOGOLÂRS” Dino Virgili – RISULTIVE
prima edizione ‘Sot la nape’ n. 1 e 2 – 1965, Società Filologica Friulana
Riportiamo alcune poesie tratte dalla publicazione dell’Associazione Partigiani “OSOPPO” nel Ventennale della Resistenza ai caduti per la Libertà
Rosina Cantoni
«Su lis monz la nȇf je za,
za scomenze la criure
e la vite si fâs dure
par chei fruz che vìvin là … ))»
(Sulle montagne la neve c’è già, già comincia il gran freddo e la vita si
fa dura per quei ragazzi che vivono là … ).
A Berto
« O ce biel losôr di lune!
o ce gnot di paradìs!
pâr che nancje séi la vuere
se nol fos chel rioplano
ch’al bruntule sul paîs.
Di lontan qualchi tonade …
Son i mucs a riscjelâ
o che Berto si spitiche
tôr dai puinz de ferovie
là che i mucs ‘e àn di passâ … ».
(Oh, che bel lume di luna! Oh, che notte di paradiso! Sembra che neanche ci sia la guerra se non fosse quell’aeroplano che brontola sopra il paese.
Di lontano qualche scoppio… Sono i tedeschi a rastrellare o che Berto si scapriccia contro i ponti della ferrovia dove i tedeschi dovranno passare … ).
Giuseppe Fasiolo: Ave Marie dal timp di vuere
« Ave Marie
di grazie plene
fâs che no suni
plui la sirene;
fâs che no vegnin
plui mericans
cun chei demonis
di reoplans.
Uàrdimi tù
d’ogni malan,
fâs ch’o riposi
fin a doman … »
(A ve Maria di grazie piena, fa che non suoni più la sirena; fa che non
vengano più gli americani con quei diavoli di aeroplani. Guardami tu d’ogni malanno, fa che riposi fino a domani … ).
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