
Martignacco
s p a z i o a p e r t o
Ringraziamo Irene Bolzon per il suo prezioso contributo su Dino Virgili, nel centenario della nascita del poeta e scrittore, e nell’ottantesima ricorrenza della Liberazione.
Nell’anno in cui ricorre l’ottantesimo anniversario che ricorda la fine della guerra di Liberazione, per un gioco del caso, cade anche il centenario della nascita di Dino Virgili, figura di grande rilievo per il panorama culturale friulano.
La duplice ricorrenza offre l’opportunità di porre l’attenzione, tra la vasta produzione letteraria e pubblicistica di Virgili, sul volume “La fossa di Palmanova. Nazisti e fascisti in Friuli”, dato alle stampe nel 1970 da Del Bianco Editore per iniziativa dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste.
Il volume, aperto dalla prefazione di Renzo Biondo “Boscolo”, figura di spicco della resistenza osovana in Friuli e tra i soci fondatori dell’Iveser di Venezia, Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, rappresentò la prima iniziativa editoriale legata alle vicende della Caserma “Piave” di Palmanova, uno dei luoghi più significativi della regione legati alla storia dell’occupazione nazista e della guerra civile.
La Caserma “Piave”, a partire dal mese di settembre del 1944, aveva ospitato la sede di un centro di repressione antipartigiana sottoposto al comando udinese della SIPO SD (Sicherheitspolizei und Sicherheitsdienst, polizia di sicurezza delle SS incaricata della persecuzione dei nemici politici e razziali del Terzo Reich). Si trattò, per l’ampiezza del suo raggio territoriale d’azione e per l’intensità dell’attività repressiva condotta sul territorio, del centro di repressione più importante del territorio friulano. Il comando del centro venne affidato a Herbert Pakebusch, nazista della prima ora, il quale ne delegò l’organizzazione al tenente Odorico Borsatti, comandante di un plotone a cavallo di volontari italiani e tedeschi delle SS. In poche settimane Borsatti mise in piedi un’efficiente macchina organizzativa, caratterizzata da una ramificata rete di informatori e dall’applicazione di feroci torture sui prigionieri catturati, che gli consentì di mettere a segno decine e decine di arresti. A seguito del trasferimento di Borsatti, avvenuto alla fine del mese di novembre, prese servizio presso la caserma una compagnia del I battaglione del VI reggimento di Milizia di Difesa Territoriale (ex 63 ª Legione MVSN), costituito da una quarantina di uomini che rispondevano agli ordini di Ernesto Ruggiero. All’interno di questa unità si distinse l’azione di una decina di uomini specializzati nelle operazioni investigative e di anti-guerriglia che prevedevano un ampio ricorso a torture e mutilazioni contro i prigionieri, fucilazioni arbitrarie e violenze di ogni natura ai danni della popolazione e dei familiari di veri o presunti partigiani. Questo nucleo venne battezzato dalla voce popolare con l’epiteto di “Banda Ruggiero”. A testimonianza dell’imponente attività svolta sul territorio, il centro avrebbe registrato dal novembre 1944 fino ai primi di aprile oltre 500 prigionieri, di cui 113 segnalati come “morti a seguito di tentata fuga” (dicitura dietro alla quale si nascondevano decessi a seguito di torture, maltrattamenti e fucilazioni arbitrarie). I numeri sono tratti da un registro ritrovato all’interno della Caserma nei giorni della Liberazione, ma sono da considerarsi parziali dal momento che non comprendono partigiani e civili seviziati e uccisi durante le operazioni di rastrellamento e che non tengono conto dell’attività già precedentemente svolta dalle SS di Borsatti. Il centro avrebbe cessato la sua attività per volontà dei comandi tedeschi di Udine che, una volta avviata un’inchiesta su quanto stava accadendo nella Bassa Friulana, disposero l’arresto di Ernesto Ruggero e di alcuni dei suoi uomini, accusati di aver agito violenza arbitraria e indiscriminata contro i civili e i partigiani senza aver riferito gli esiti del loro operato alle autorità tedesche.
All’interno della “Piave” vennero detenute centinaia di persone, tra cui nomi di spicco della Resistenza friulana. Per quelle celle passò e venne torturato Mario Modotti “Tribuno”, poi fucilato a Udine il 9 aprile del 1945, e vi morirono, dopo atroci torture, Romano Fumis e Silvio Marcuzzi “Montes”. Molto più lungo potrebbe però essere l’elenco di combattenti che trovarono la morte a Palmanova o che, pur uscendone vivi, rimasero tra quelle mura per sempre.
Oggi la storiografia ha permesso di inquadrare con estrema precisione le responsabilità di coloro che operarono a Palmanova e l’importanza strategica giocata dalla “Piave” nell’assetto repressivo impostato dai nazisti nei mesi successivi all’assestamento della Linea Gotica quando, alla fine della cosiddetta “Estate partigiana”, le speranze di una rapida risoluzione del conflitto si erano fatte via via più flebili. La stagione di studi legata alla realizzazione dell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, progetto curato dall’Istituto nazionale “Ferruccio Parri” di Milano, che ha coinvolto su tutto il territorio nazionale oltre un centinaio di ricercatori, ha permesso inoltre di far emergere il ruolo che la Caserma “Piave” giocò nelle retrovie della Linea Gotica nella fase di “pianurizzazione” del movimento partigiano. A Palmanova, come nel resto dell’Italia ancora occupata, la violenza subì un’impennata grazie ai margini sempre crescenti di autonomia che i fascisti locali seppero guadagnarsi prima appoggiando i tedeschi nelle attività investigative e poi perseguendo una propria libera iniziativa stragista sui territori mirata alla riaffermazione del loro potere, laddove gli organi del fascismo repubblicano non erano riusciti ad attecchire non solo per l’ostracismo dei tedeschi e per l’assetto amministrativo dell’OZAK – Operationszone Adriatisches Küstenland, di fatto annesso al Reich, ma anche per l’apatia dimostrata dalla popolazione civile nel riaccoglierli dopo l’8 settembre 1943.
Di tutto questo ben poco si sapeva nel 1970, quando il libro di Virgili venne dato alle stampe. Per lo meno, ben poco era noto all’opinione pubblica, dopo 25 anni in cui dei fatti relativi alle violenze del periodo 1943-1945 si era dibattuto pubblicamente solo di rado. A partire dalla 1946 la mancata “resa dei conti” con chi si era macchiato di orrendi crimini in quei venti mesi e il sostanziale fallimento di un processo di epurazione dal fascismo della società, operazione tutt’altro che realizzabile in tempi brevi, aveva imposto, per ragioni di forza maggiore dovuti ai fragilissimi equilibri politici interni e internazionali, l’oblio sui fatti della guerra civile. Un’amnesia che trovò forma in un discorso pubblico che promosse per quasi trent’anni l’immagine di un fascismo come anomalia nel naturale processo di crescita del Paese, una parentesi chiusa e cauterizzata grazie alla vicenda resistenziale, letta come ultimo capitolo della gloriosa stagione risorgimentale. La stagione politica e culturale apertasi a partire dal 1965 in avanti propose una chiave di lettura diversa di quei fatti, mettendo all’ordine del giorno un discorso sulla resistenza italiana autonomo rispetto alle epoche precedenti, scadendo sì spesso nella dimensione retorica dell’eroismo e del sacrificio, ma riportando all’attenzione alcuni snodi fondamentali della vicenda resistenziale e la necessità di comprendere meglio la storia del fascismo. Della stessa Caserma “Piave” si sapeva e si ricordava ancora molto, se non tutto, ma si trattava di discorsi relegati alla dimensione individuale o a piccole comunità del ricordo. Lo dimostra il fatto che solo nel 1968 il Comune di Palmanova aveva approvato l’apposizione di due epigrafi che ricordassero cosa era accaduto in quella caserma ancora operativa e frequentata dai giovani sotto naja.
È in quel clima politico e culturale che Virgili, vicino agli ambienti dei reduci della “Osoppo” e a una ristretta rete di testimoni che erano sopravvissuti alla carcerazione all’interno della “Piave”, scrisse La fossa di Palmanova, basandosi in buona parte su copia degli incartamenti del processo ai componenti della banda Ruggiero celebrato dalla Corte d’Assise Straordinaria (CAS) di Udine, conclusosi con la sentenza n. 120/46 del 10 ottobre 1946. Tali copie, custodite dall’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia, erano le uniche accessibili, dato che tutti i fascicoli dei processi celebrati dalla CAS di Udine nel dopoguerra per reati di collaborazionismo erano depositati presso l’archivio del Tribunale e praticamente inaccessibili per motivi di studio. Virgili scelse la via di una riproposizione nuda e cruda delle testimonianze presenti negli atti istruttori e nei verbali di dibattimento, spogliando i testi dei testimoni da ogni suo commento, filtro poetico o tentativo di interpretazione. Correttamente Carlo Sgorlon, in una recensione uscita sulla rivista “La panarie” nello stesso anno la descrisse come “una raccolta organizzata di materiali che serviranno allo storico dell’avvenire, e nello stesso tempo una appassionata denuncia”. Lo stesso Virgili dichiarava in apertura che il suo saggio costituiva solo un primo contributo, incompleto di nomi e circostanze, concepito come primo studio e soprattutto come un “risarcimento di riconoscenza e di onore ai Morti e a coloro che sentono ancora nelle carni il bruciore delle ferite e delle torture”, citando un passo della motivazione della Medaglia d’Oro al valore partigiano concessa al Friuli.
Le pagine scritte da Virgili nel 1970 furono dunque dirompenti, le prime a mettere nero su bianco e a divulgare al grande pubblico testimonianze e carte di fatto inaccessibili ai più. Ciò che scrisse allora va infatti riletto con gli occhi del suo tempo: un’epoca in cui mancavano ancora alcuni degli studi fondamentali sull’OZAK e sul suo sistema repressivo (i contributi di Enzo Collotti e Karl Stuhlpfarrer uscirono tra il 1974 il 1975), in cui era troppo presto per parlare del coinvolgimento dei reparti collaborazionisti italiani nelle violenze contro la popolazione e di guerra civile (per cui bisognerà aspettare ancora il 1991 con l’uscita dell’imponente saggio di Claudio Pavone) e in cui le carte dei processi ai fascisti celebrati nel dopoguerra erano ancora largamente indisponibili (i primi riversamenti agli archivi di Stato competenti risalgono alla prima metà degli anni 2000).
Virgili era consapevole di consegnare al pubblico un lavoro che non costituiva una ricostruzione storiografica compiuta, così come della complessità della vicenda che proponeva all’attenzione del pubblico. Questo perché se da un lato la Caserma “Piave” segnava una pagina di storia inequivocabile e chiara rispetto al valore e all’impegno di tutta la Resistenza friulana, dall’altro non poteva sottrarre la narrazione alla tridimensionalità della storia e alle sue trame complicate: lui stesso accenna alle controverse relazioni tra i comandi del centro e i vertici della “Osoppo”, anch’esse oggetto di un dibattito storiografico che le ha inquadrate successivamente nei tentativi perpetrati dai nazisti e dai fascisti più coinvolti negli apparati repressivi come salvacondotto per una guerra certamente perduta, spesso con la mediazione della componente angloamericana, ben consapevole di come la vicinanza del Movimento di Liberazione Jugoslavo avrebbe in tempi rapidi inserito i destini dei territori della Venezia Giulia nel quadro più ampio delle difficili relazioni postbelliche tra coloro che avevano combattuto il nazifascismo.
Le nude parole dei testimoni e la brevità dei resoconti stenografici, che al lettore che ne fruisce per la prima volta risultano ancora oggi agghiaccianti, restituiscono la statura del lavoro di Virgili e dell’impegno dell’Istituto che se ne fece promotore. Un impegno che vide tutte le parti in causa ben consapevoli che la vicenda della “Piave”, tra le più divisive del panorama memoriale friulano in merito ai fatti della guerra di Liberazione, avrebbe avuto bisogno di tempo e distacco per arrivare a un esito storiografico compiuto. Ne è una riprova il fatto che ancora nel 1995 non esisteva un lavoro dedicato al centro di repressione palmarino, tanto che il Circolo di Cultura comunale di Palmanova si fece promotore di una riedizione della fossa di Palmanova, a cui vennero aggiunte in nota preziose integrazioni curate da Galliano Fogar che permisero di inserire il saggio di Virgili, nel frattempo morto nel 1983, in un orizzonte di studi che nel 1970 era ancora tutto in divenire. Il clima in cui uscì la seconda edizione del libro era ben diverso da quello di 25 anni prima. Gli anni Novanta avevano imboccato un nuovo corso per il discorso politico e pubblico sulla Resistenza, risentendo delle crisi identitarie e politiche seguite al crollo del Muro. Nonostante i tentativi di ridimensionare, rivedere e in parte delegittimare l’esperienza partigiana, quegli anni rimisero al centro del dibattito il tema delle vittime della repressione nazista e fascista. È nel 1996 che venne ad esempio riaperto il processo contro Eric Priebke e ad altri criminali nazisti in seguito al ritrovamento dell’Armadio della vergogna, di cui in un’inchiesta per l’Espresso scrisse per la prima volta il cronista Franco Giustolisi nel 1994.
Alla stagione di studi che seguì la ricerca degli ultimi criminali nazisti ancora latitanti e l’analisi dei fascicoli processuali aperti nel dopoguerra contro di loro, negli ultimi 20 anni ne è seguita un’altra, quella che ha reso accessibili le carte delle Corti d’Assise Straordinarie in Italia, che hanno permesso di porre l’attenzione degli studiosi sui crimini commessi dai fascisti italiani dopo l’8 settembre del 1943. È proprio grazie a questi incartamenti che nel 2012 il volume Repressione antipartigiana in Friuli. La caserma «Piave» di Palmanova e i processi del dopoguerra, edito da KappaVu, ha potuto segnare una prima vera e propria sistematizzazione delle informazioni disponibili sulla storia della Caserma “Piave” in chiave storiografica. La possibilità di accedere a tutti i processi celebrati dalla CAS di Udine tra 1945 e 1947, la pubblicazione di molti diari e memorie partigiane, la disponibilità delle fonti partigiane e dei diari di brigata presso l’archivio dell’ANPI e del Seminario Arcivescovile di Udine e di quelle ecclesiastiche presso l’archivio dell’IFSML – Istituto friulano per la Storia del Movimento di Liberazione hanno consentito una prima verifica dei dati solo abbozzati da Virgili e un riscontro più ampio sulle circostanze riportate dai testimoni a fine guerra.
Il quadro restituito dal lavoro pubblicato nel 2012 se da una parte ha permesso di fornire elementi incontrovertibili sull’importanza del centro di repressione di Palmanova e sulle responsabilità dei reparti italiani che vi erano collocati, dall’altra ha reso evidente il molto lavoro ancora da fare. Dal momento della pubblicazione del libro sono emerse infatti decine di testimonianze orali, spesso di seconda generazione, che meriterebbero di essere incrociate con i dati emersi dal riscontro documentale.
In questo senso il costituendo museo regionale della Resistenza, che avrà sede proprio all’interno della Caserma “Piave”, può rappresentare una grande occasione per rimettere in moto una nuova stagione di studi e approfondimenti che permettano di delineare ancor meglio le vicende della guerra di Liberazione in Friuli e il ruolo del centro di repressione di Palmanova all’interno delle complesse dinamiche di una regione di confine.
La fossa di Palmanova, infatti, come ogni vicenda tragica che ha segnato e diviso le comunità locali nel periodo tra il 1943 e il 1945, fa parte di una più ampia storia della memoria legata alla guerra di Liberazione che in parte è, per il Friuli, ancora da scrivere.
Irene Bolzon
Ringraziamo l’emittente friulana, e Carlo Puppo, della bella iniziativaDi seguito la nota stampa di presentazione dell’iniziativa di radio “Onde Furlane” Omaggio a Dino Virgili su Onde Furlane Dal 10 marzo torna «L’aghe dapît la cleve» Cento anni fa, il 27 febbraio 1925, nasceva a Ceresetto Bernardino Virgili, una delle figure più importanti della letteratura in […]
Il 27/2/1925 nasceva a Ceresetto di Martignacco, il poeta e scrittore DINO VIRGILI.
Alcuni di noi hanno avuto la fortuna di conoscere l’uomo, i suoi libri e, anche, apprezzare l’entusiasmo del suo impegno nel valorizzare e far conoscere la lingua e la cultura friulana.
Per ricordarlo abbiamo chiesto al giovane studioso e ricercatore, Davide Turello, di scrivere un post in suo onore.
“Non posso certo dire di conoscere tutta l’opera letteraria e l’attività culturale di Dino Virgili, la cui troppo breve vita è stata fecondissima: poesia, narrativa, romanzo, storia, linguistica, didattica…
Ma stendo le mie note nel giorno in cui ho concluso la cura di una nuova edizione de L’aghe dapit la cleve, che ha l’ambizione di riproporre il primo romanzo friulano – nella sua insuperata bellezza – anche come strumento di recupero linguistico.
Come ha scritto Andreina Ciceri, le opere di Virgili «sono più efficaci di un vocabolario, per la continuità autentica della nostra lingua». Mi sono perciò dedicato al recupero – o quantomeno a facilitare la fruizione – del bel friulano di Virgili, corredando il testo di note lessicali. E poiché L’aghe dapit la cleve è uno scrigno di friulanità anche dal punto di vista storico, etnografico, psicologico, umorale, ho fornito pure le notizie utili a meglio intendere gli aspetti più propriamente narrativi di quella che è «un’enciclopedia storica e antropologica» della friulanità.
Ho iniziato questo lavoro con un senso di gratitudine che si è via via fatto più vivo nel godere di quello che Virgili ha chiamato non romanzo ma conte d’amôr. Racconto certo degli amori (sentimentali sì, ma per la tiere e per l’aghe in primis) dei suoi protagonisti, ma racconto/canto di amôr soprattutto in quanto nato da amore per quell’acqua che, come la risultive del cenacolo poetico/politico di cui Virgili fu iniziatore, è metafora del perenne scorrere e risorgere dell’anima, della cultura, dei valori, della religiosità del Friuli.
Insisto sulla lingua: da maestro di scuola, Virgili sapeva appassionare i suoi alunni anche con la giocosità – impegnativa! – dei disleelenghis (scioglilinua) che sono un’ulteriore prova di una competenza capace di manierismi e di funambolismi degni di un oulipista: preziosi modelli di didattica.
Voglio ancora ricordare come l’attività di Risultive maturasse nel clima delle battaglie per l’autonomia regionale e che Virgili, socialista, fu consigliere comunale a Martignacco.
Di lui hanno scritto Marchetti, Sarti, Burelli, Ciceri, Pellegrini, Sgubin, Faggin, Venier, Ermacora, Menichini, D’Aronco, Tomizza… Spero che altre voci critiche aggiornino l’analisi della sua opera (ri)valorizzandola come merita, oggi forse più che mai, e che nel suo caso la cultura degli anniversari non sia, come il più delle volte, effimera. Un ritorno, invece, del frut, come nella poesia che ho scelto.”
Davide Turello
DI CHESTIS BANDIS
Oh se une dì ‘o tornàs di chestis bandis,
chest cîl e cuêi e dulinsomp lis monz,
o cognòs duc’ i tròis des mês culinis,
il Spiz di Mai a ret dal gno paîs
(ah, siums!), lis ròis, il dolz avrîl: jo, frut.
Tal paîs di gno pari e di mê mari
e je une cjase viere sot il zuc
cui cipres in cuc tal Bròili, il Ronc
e i orz in rôse e i pôi dilunc da l’aghe…
Al è il curtîl cul morâr grant, il cîl…
Al è, quan’che si à voe di vaî
e di murî, ancjemò il grim di mê mari,
e po fermâsi a scoltâ il rusignûl
e l’aghe jenfri i pôi dapît la cleve;
o murî di dilizie un’altre volte
co ‘o tornarài di frut tal gno paîs,
piligrin sun tun cjar, o a pît, d’avrîl…
Grazie a Davide per il suo contributo
per approfondimenti visitare
https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/virgili-dino/
“Conte di amôr” romanzo in lingua friulana – ed. ‘La Panarie’ – 1957
Antologje de opare di Dino Virgili par cure di Giannino Angeli e ricuarts di Alberto Picotti. Comun di Martignà – Societât Filologiche Furlane – 2011
foto giovanile di Dino Virgili
foto di Dino Virgili con la famiglia
Un’altra pagina tragica della nostra storia. Una pagina da conoscere ed approfondire. Conoscere e conservare la memoria delle Foibe e della tragedia dell’Esodo di istriani, fiumani, giuliani e dalmati è un impegno per tutti. Nel 2020 ci siamo emozionati quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’allora Presidente sloveno Borut Pahor, tenendosi per mano, hanno […]
Sacile
Paslazza Ragazzoni
dal 4 aprile all'11 maggio 2025
STRALÛS Arte in Friuli
Martignacco
Villa Italia
28 marzo 2025 - ore 20.30
NINE spettacolo di musiche storie e leggende
Martignacco
30 marzo, 27 aprile, 25 maggio 2025
Passeggiate in compagnia
Udine
Torre di Santa Maria
via Zanon 24
21 marzo 2025 - ore 17
Concerto di Eugenia Tamburri
Omaggio a a ELSA BUIESE
Martignacco
Sala caduti di Nassiriya
14 marzo 2025 - ore 20.30
Relapsa
storia di un'opera d'arte
Moruzzo
Sala Consigliare
8 marzo 2025 - ore 16
Un viaggio sonoro
con Luigina Feruglio e Mrina Forte
Martignacco
auditorium Impero
7 marzo 2025 - ore 18.30
Le leggi razziali in italia
appuntamenti con la storia
Martignacco
presso città Fiera
dal 1 al 31 marzo 2025
SCATTA&SCOPRI
esposizione d'arte
inaugurazione 1 marzo ore 15
Giole Tubaro
Trieste
teatro Miela
4 - 5 marzo 2025
Francesca Martinelli
ERETICA
Martignacco
auditorium Impero
via Delser 23
28 febbraio 2025
Paola Severini Melograni
O ANCHE NO
Martignacco
piazza Vittorio Veneto
intorno alla fontana
30 gennaio e giorni seguenti
classe 3a scuola media di Martignacco
mostra fotografica per la Giornata della Memoria
Verona
24 gennaio 2025, ore 19
EARTH Foundation | piano terra Eataly | Via Santa Teresa 12
Stefano Tubaro
Cromodinamica estetica
Martignacco
3 gennaio 2025, ore 18.30
Villa Italia via Cividina 325
e l'Epifania tutte le feste porta via
Martignacco
29 dicembre 2024, 26 gennaio e 23 febbraio 2025
passeggiate in compagnia
Udine
Libreria Tarantola
dal 12 dicembre 2024, inaugurazione e presentazione ore 18.30
Bestiario - Cosmogonia della disarmonia - di Francesca Martinelli
(originaria di Martignacco)
Martignacco
piazzale Martiri delle foibe
1 dicembre 2024 ore 12.00
inaugurazione “Panchina Rossa”
Trieste
palazzo della Regione
dal 20 novembre 2024 - al 6 gennaio 2025
ORIZZONTI E VISIONI
Stefano Tubaro (fotografia) e Lorenzo Vale (pittura)
centro civico di Torreano di Martignacco
16 novembre - 7 dicembre
STRONGABILITY
venerdì 8 novembre ore 20.30
Auditorium Impero di Martignacco
Oltre il silenzio
note contro la violenza
Santa Margherita del Gruagno
5 e 6 ottobre 2024
Castelli aperti
Martignacco
4 e 5 ottobre 2024
100 anni del monumento al Fante
Martignacco
centro civico di Torreano
30 settembre 2024
ore 20.15
Martignacco
29 settembre, 27 ottobre, 24 novembre
Passeggiate in compagnia
mostra
dal 28 settembre al 20 ottobre
Il nostro concittadino Gioele Tubaro a Motta di Livenza
Martignacco
auditorium Impero
inizi lo spettacolo
parlino gli attori
3 ottobre - ore 20.30
Martignacco
sala 'caduti di Nassiriya'
FUOCO DENTRO
25 settembre - ore 18
a Rive d'Arcano
Mulini Niclo
FAMMI ENTRARE
poesie di BRUNA BASSI
presentazione
25 agosto - 20 ottobre 2024
a Oderzo
Stefano Tubaro
Vere finzioni
4 agosto 2024
a Martignacco
Passeggiata a 6 zampe
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a Taipana, con l'arpa celtica di Luigina Feruglio
dal 27 giugno 2024 - ore 18
proiezione del filmato
“Per non essere indifferenti”
presso CNA di Feletto
dal 28 giugno 2024
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il 21 giugno 2024 - ore 20.30
a Martignacco, sala caduti di Nassiriya
RISPETTO ED INCLUSIONE
il 7 giugno 2024 - ore 20
a Martignacco, auditorium Impero
spettacolo teatrale
a seguire l'8 e il 9 altri eventi per il 60o della fondazione del gruppo Alpini CERESETTO TORREANO
dal 31 maggio al 30 giugno 2024
a Buja, presso Casa Orsella
mostra di Bruno Beltramini
16 maggio 2024 - ore 9
Martignacco
auditorium Impero,
27 maggio a Gemona,
30 maggio Martignacco
Premio Paola Schiratti
24 maggio 2024 ore 20.30
a Martignacco, cinema Impero
concerto e mostra fotografica
dal 18 maggio
a Cividale del Friuli
"i confini della seduzione"
mostra d'artecon la partecipazione di Annalisa Iuri
23 maggio 2024 - ore 20
Martignacco
sala caduti di NassiriyaIl cuore di un uomo
di Luca Serafini
24 aprile 2024 - ore 18
Martignacco
CELEBRAZIONE DELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE
23 aprile 2024 - ore 20.30
Martignacco
sala caduti di Nassiriy
Approfondimenti e riflessioni sulla libertà, sulla guerra e sulla pace
Aggiornamenti:
da 16 marzo al 30 giugno 2024
Villa Manin - Passariano
Abitare la luce
Stefano Tubaro
12 aprile 2024 - ore 20.45
Martignacco, auditorium Impero
GRANI DI LUCE
Spettacolo di multivisione
lunedì 8 aprile 2024 - ore 20.30
Martignacco - sala caduti di Nassiriya
presentazione del libro
Salviamo l'Europa
di Michele Bellini
con la partecipazione di Debora Serracchiani
6 e 7 aprile 2024
Santa Margherita del Gruagno
manifestazioni per Castelli aperti
da 16 marzo al 7 aprile 2024
Galleria Guido Rossi - Valvasone
Essenze cromatiche al femminile
venerdì 1 marzo 2024 - ore 21
presso sala polifunzionale di Madrisio - Fagagna
Seminario energia e salute
Mostra d'arte degli allivei di Beppino Tosolini
sabato 10 febbraio 2024 - ore 18
presso piazza Martiri delle foibie - Martignacco
Giornata del Ricordo
sabato 3 febbraio 2024 - ore 19.30
presso parco festeggiamenti
Cena di San Biagio
patrono di Martignacco
BioMusica
a cura di Luigina Feruglio
venerdì 26 gennaio 2024
ore 20.30
- Martignacco
Giornata della memoria
sabato 27 gennaio 2024
ore 18.00
presso il municipio di Moruzzo
Giornata della memoria
Martignacco
11 gennaio, 8 febbraio, 8 marzo 2025, ore 10.30
centro civico di Torreano di Martignacco
Strongability
La giraffa con gli occhiali
18 maggio 2024 ore 15
biblioteca E.Buiese
Martignacco
Libri Gjat
11 maggio 2024 ore 10
biblioteca E.Buiese
Martignacco
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